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al testo di Gil
In piedi
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È un rimanere in piedi Un minuto restare Nell'attonimento delle cose sospese Le abitudini nelle pietre Quando fuggono gli umani.
Non muta il cielo Però non raggiunge le pietre S'intrattiene in dialogo con se stesso Come un attore quando recita una parte Guardandosi allo specchio. Occorre la memoria Per evadere oltre le grigie note D'un suono senza variazioni di tono.
Ascolto dal tempo Il lamento dei giganti Piegati dalla fatica del dolore Quando la violenza sfiora l'animale.
Così si resta In pochi quadri d'aria Ogni attimo d'ora è una veglia Verso un'attesa epifania Del ritorno.
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Arcangelo Galante
- 11/04/2020 15:26:00
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Leggendo gli emozionanti versi dell’autore, mi soggiunge l’impressione che un’anima sensibile si sazia di dolore, giammai per il gusto di assaporarlo, ma in conseguenza d’una intensa ricettività che, umanamente, lo raccoglie. Eppur se arduo, bisogna andare oltre la sofferenza vissuta, per ricominciare a guardare il cielo immutato, sopra l’impellente necessità di lenire le ferite dell’uomo. Allorché si resta ugualmente in piedi, al fine di non lasciarsi abbattere dai momenti "no" della vita, perché sarebbe veramente bello ritrovare la fiducia in un mondo che possa sorridere nuovamente, nonostante, a volte, sia difficile, quando la speranza non ha raggiunto velocemente la sua destinazione. A tali pensieri mi ha condotto la lettura della caratteristica pubblicazione!
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Ferdinando Giordano
- 10/04/2020 14:54:00
[ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]
Ti trovo stabile nella lingua evoluta, mentre ti leggo coerente e generoso, come sempre un esempio. Grazie.
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